“Il territorio va difeso intanto dai cittadini. Le amministrazioni pubbliche non devono autorizzare insediamenti abitativi nelle zone notoriamente a rischio idrogeologico, ma i cittadini non dovrebbero scegliere di vivere in quei posti”. È un passaggio dell’intervista che il direttore nazionale di Anbi Massimo Gargano ha avuto con Alessio Porcu, direttore di Teleuniverso. Ad accompagnarlo in Ciociaria è stato Andrea Renna, direttore Anbi Lazio. La trasmissione andrà in onda martedì 3 dicembre, alle 22.35.
Gargano si è soffermato sui cambiamenti climatici che sono causa, anche nel Lazio, di allagamenti e devastazioni. “Il clima è cambiato. Piove con violenza e le acque trovano un territorio sempre più impermeabilizzato da tetti, case, cemento, terrazzi con la conseguenza che non vengono assorbite dal terreno con la dovuta gradualità. In passato abbiamo tombato fiumi, canali e sopra ci abbiamo costruito case, negozi. Errori che non possiamo ripetere”. Poi il direttore nazionale di Anbi ha rivendicato il ruolo che in 100 anni di vita hanno avuto in Italia i consorzi di bonifica. “Abbiamo prosciugato le paludi, eliminato la malaria, dato terra ai contadini e favorito lo sviluppo della produzione agricola. Oggi, mentre garantiamo acqua di qualità alle aziende agricole perché possano tenere alta la qualità delle produzioni, ci stiamo sempre più calando nel ruolo di custodi del territorio, della salvaguardia ambientale, della tutela e della migliore gestione delle risorse idriche, di protagonisti delle attività di mitigazione del rischio del dissesto idrogeologico”. Gargano ha fatto riferimento alla strategicità del piano nazionale invasi, per trattenere acqua piovana e rilasciarla quando serve e al piano irriguo nazionale. “Il servizio irriguo resta centrale per lo sviluppo della nostra agricoltura. Anche perché – ha commentato Gargano – può esserci agricoltura senza terra, ma non potrà mai esserci agricoltura senza acqua”. “Bisogna passare – aggiunge Andrea Renna, direttore Anbi Lazio – dal rincorrere le emergenze a un piano di prevenzione strutturale. Nel Lazio abbiamo 16.000 chilometri di fossi, 80.000 ettari irrigati e 400 dipendenti dei Consorzi di Bonifica che operano ogni giorno per la tutela ambientale e per la difesa idrogeologica”.
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